

[DEGUSTAZIONI LETTERARIA • Il Senso di un Amore]
‣ Mercoledì 24 Giugno / h 20:30
::: Quartopiano Suite Restaurant :::
Dieci vini outsider,
Quattro creazioni gourmet,
Tre artisti,
Due location,
Un libro.
I nostri ingredienti per dare il benvenuto all’Estate.
In occasione della presentazione del nuovo libro di Francesco Falcone, Il senso di un amore, gli ospiti potranno degustare ben dieci grandi vini artigiani concepiti da Nord a Sud d’Italia, scelti per l’occasione dal nostro maître e sommelier Fabrizio Timpanaro e dallo stesso Falcone.
I vini, selezionati attraverso la Carta dei Vini del Quartopiano Suite Restaurant, verranno serviti alla cieca e svelati alla fine della cena.
Lo Chef Silver Succi preparerà quattro piatti in sintonia con il tema dell’evento, proponendo alcune delle sue ultime creazioni estive.
L’inizio della serata vedrà l’inaugurazione del nostro orto urbano gastronomico, dove si terrà un aperitivo creato su misura attraverso gli ortaggi, le erbe e i fiori coltivati dal nostro Silver.
A ciascuno dei partecipanti sarà omaggiata una copia del libro “Il Senso di un amore” con dedica da parte dell’autore.
Quota di partecipazione
€ 45 (compresa la copia del libro)
Solo su prenotazione
POSTI LIMITATI
info@quartopianoristorante.com
389 9807370 (anche WhatsApp)
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Nell’orto – Standing
‣ Aperitivo di benvenuto
Sul Roof – Servito
‣ Bottoni di cipollotto dolce, seppia e piselli
‣ Ricciola al sale di arancio, asparagi gratinati, limone, erbe aromatiche e briciole di pancetta
‣ Bavarese al cioccolato, ciliegie e yogurt al lime
Acqua e caffè
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BIANCHI (del Nord)
Salvetta – Rauten Nosiola 2015
Ermes Pavese – Blanche de Morgex et De La Salle Nathan 2015
Andrea Felici – Il cantico della Figura 2016
Cascina degli Ulivi – Filagnotti 2014
Vodopivec – Origine 2015
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ROSSI (del Sud)
Dettori – Renosu Rosso 2018
Cornellisen – Contadino 2014
Praesidium – Montepulciano d’Abruzzo Riserva 2011
Perillo – Taurasi 2008
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DOLCE (del Sud)
Carlo Hauner Carlo – Malvasia delle Lipari Passito 2012
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*E se provassimo a regredire? Ovvero camminare indietro. Perché se è vero che l’amore spacca, spariglia, l’amore per una donna o per la vita o ancora meglio per il vino, allora non ci resta che deporre gli abiti adulti, (in)gessati, e infilare l’intelletto nei pantaloncini corti di bambino. Nessuno sa dividere, infrangere, squarciare meglio di un bimbo nel nome della conoscenza. Francesco Falcone, 44 anni, scrittore, degustatore e raffinato divulgatore di vino ha scelto questa strada. “Regredire” per un anno circa, il tempo di scrivere il suo libro-indagine “Il senso di un amore. Parole per Tamara, per la Vita, per il Vino”, 140 pagine di inaspettate epifanie, memorie interiori e profonde emozioni.
Un libro segnato da un’inchiesta compulsiva sull’amore, “fiele che strangola e dolcezza che sana”, oserebbe Shakespeare. Un camminare indietro in cui Falcone non fa nulla per ripararsi, anzi. Con lo stesso candore di un bambino, si concede alla trasparenza delle parole. Si fa ascoltare, nelle poesie, negli scritti, nelle riflessioni e negli aforismi, come una voce familiare in tutte le sezioni del libro dove si vendemmiano grappoli di esistenze. «Racconto l’amore in un senso multidimensionale. Che poi è il senso che mi appartiene», spiega Falcone. «L’amore per una persona che mi ha cambiato la vita. E mi ha portato a riflettere su un sentimento che quasi mai avevo considerato da un punto di vista intellettuale».
Non c’è alcuna differenza tra l’amore per una donna e l’amore per il vino. «Già il vino. Il vino è dentro di me da troppo tempo – dice ancora Falcone – per essere considerato solo l’oggetto del mio mestiere. Di vino ne bevo, ne degusto e ne parlo da venticinque anni ormai, ma è ciò che del vino non ho mai detto che mi interessa. E molte cose che del vino taccio appartengono all’intimità della mia esistenza. Qui ho provato a vuotare il sacco, in modo onesto».
“Un vino paesaggio” e “Evoluzione del gusto in Italia” sono i due testi in cui Falcone con una prosa snella, lineare e diretta fa capire bene il suo concetto di bellezza del vino. E soprattutto la profonda antitesi fra artigiani di bellezza universale e fabbricanti di bellezza perpetua. I primi sono i vignaioli di vini umani, dove il vino «il nostro vino, sa dialogare con la sua terra, e ha il trasporto emotivo di chi lo ha fatto». Gli altri, i fabbricanti, sono gli enochirurghiestetetici.
«Spesso i vini dei loro cataloghi, non importa se originati a Nord o a Sud d’Italia, sfoggiano “canoni estetici non derogabili in termini di colore (acceso, generoso), di frutto (intenso, aitante, “convesso”), di struttura (densa, estrattiva) e di trama gustativa (levigata, avvolgente, morbida); con conseguente scarsa considerazione per le caratteristiche tipologiche, varietali, territoriali e storiche dei luoghi d’origine». Il tempo del vino umano è un eterno futuro interiore e mai anteriore come quello della turboenologia, ci dice Falcone.
Testi unici e rivelatori, in un libro che non vuole dare risposte. Non almeno all’eterna domanda “Che coss’è l’amor” come si è chiesto Vinicio Capossela. Ma che ti fa sentire Re della cantina e Vampiro della vigna per una lunga notte.